sabato 18 settembre 2010

Sogno al tramonto di fine estate




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Succede così. Quando il tuo ricordo d'improvviso mi rapisce e l'immagine del tuo viso delicatamente mi chiude gli occhi dalla realtà, non posso far altro che assecondarla...allora lascio tutto al mondo e silenziosamente, come una farfalla, me ne volo via. Ogni volta è lo stesso posto ad accogliere questi miei momenti di profonda intimità...come un fiore, aprendosi per donare alla farfalla il suo personale, intimo ed unico sapore, così il mare per me...in quei momenti, solo per me.



Ho affondato delicatamente i piedi nella sabbia fresca, incurante che il fondo dei miei jeans fosse già pieno di piccole perle nere. La brezza soffiava impertinente tra i capelli, ma non riusciva a rubare la tua immagine dai miei pensieri...allora mi sono seduta e ho lasciato che il mio sguardo s'immergesse nei colori del tramonto.
Il lento, perpetuo infrangersi delle onde sulla riva, assomigliava ad una cantilena esotica, di una lingua sconosciuta...eppure, in mezzo a quel misterioso canto, ho riconosciuto il tuo nome...Gabriel, Gabriel, Gabriel.

Ammiravo rapita il sinuoso movimento dell'acqua, il suo dare e ricevere perfettamente sincronizzato. Ritmico battito del cuore del mondo, che porta via le più intime e brucianti aridità di chi lo ammira, donando in cambio freschezza salina e guaritrice per le sue ferite.
Non mi sorprende se mi ritrovo a pensarti in tanta bellezza...anche tu sei così. Il donarsi incessante del tuo cuore ha la stessa sinuosità e regolarità delle onde...pur sempre nella sua imperfezione umana. Ma nessuna onda s'infrange ai piedi di chi la calpesta in totale perfezione: a volte è più impetuosa, quasi a voler avvolgere chi passa, altre invece, la sua increspatura è quasi impercettibile tanto è piccola. Eppure è lì...sempre, costantemente presente. E' la sua vocazione.

I colori arancio del cielo creavano la solita familiare e dolce malinconia, che sembrava arrivare puntuale cavalcando un irriverente vento di metà settembre. Eppure l'avvertivo morbido sulla mia pelle, gentile come quella tenera malinconia che s'impadroniva ogni volta del mio essere.
Cosa sei? Cosa sei fratello mio, amico caro e tenero compagno? Che materia sei, se riesci ogni volta a travolgermi con la tua presenza assenza, se sai impadronirti dei miei sentimenti così tacitamente e profondamente? Un dono...certo questo sei per me...null'altro che un dono...


Angelik@mente





1 commento:

  1. Dolce Angelika, ogni tua parola è musica per l'anima... ti voglio bene! Tiziana

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