giovedì 23 settembre 2010

Tua immagine





Desolazione nostalgia forse più lacerazione 
vuoto della tua assenza impercettibile dolore.
Fiume di rabbia contro il tuo viso
pugni serrati sul tuo petto gelido.
Insostenibile dolorosa realtà
accettazione dell'inevitabile verità.
I tuoi occhi sfumato ricordo
forse un sorriso che già se ne va.
Memoria falsata dal risentimento 
non rende giustizia a quello che fu.
La tua immagine scolpita su lastra di ghiaccio
eterna presenza dentro di me.

Angelik@mente

sabato 18 settembre 2010

Sogno al tramonto di fine estate




MusicPlaylist
Music Playlist at MixPod.com

Succede così. Quando il tuo ricordo d'improvviso mi rapisce e l'immagine del tuo viso delicatamente mi chiude gli occhi dalla realtà, non posso far altro che assecondarla...allora lascio tutto al mondo e silenziosamente, come una farfalla, me ne volo via. Ogni volta è lo stesso posto ad accogliere questi miei momenti di profonda intimità...come un fiore, aprendosi per donare alla farfalla il suo personale, intimo ed unico sapore, così il mare per me...in quei momenti, solo per me.



Ho affondato delicatamente i piedi nella sabbia fresca, incurante che il fondo dei miei jeans fosse già pieno di piccole perle nere. La brezza soffiava impertinente tra i capelli, ma non riusciva a rubare la tua immagine dai miei pensieri...allora mi sono seduta e ho lasciato che il mio sguardo s'immergesse nei colori del tramonto.
Il lento, perpetuo infrangersi delle onde sulla riva, assomigliava ad una cantilena esotica, di una lingua sconosciuta...eppure, in mezzo a quel misterioso canto, ho riconosciuto il tuo nome...Gabriel, Gabriel, Gabriel.

Ammiravo rapita il sinuoso movimento dell'acqua, il suo dare e ricevere perfettamente sincronizzato. Ritmico battito del cuore del mondo, che porta via le più intime e brucianti aridità di chi lo ammira, donando in cambio freschezza salina e guaritrice per le sue ferite.
Non mi sorprende se mi ritrovo a pensarti in tanta bellezza...anche tu sei così. Il donarsi incessante del tuo cuore ha la stessa sinuosità e regolarità delle onde...pur sempre nella sua imperfezione umana. Ma nessuna onda s'infrange ai piedi di chi la calpesta in totale perfezione: a volte è più impetuosa, quasi a voler avvolgere chi passa, altre invece, la sua increspatura è quasi impercettibile tanto è piccola. Eppure è lì...sempre, costantemente presente. E' la sua vocazione.

I colori arancio del cielo creavano la solita familiare e dolce malinconia, che sembrava arrivare puntuale cavalcando un irriverente vento di metà settembre. Eppure l'avvertivo morbido sulla mia pelle, gentile come quella tenera malinconia che s'impadroniva ogni volta del mio essere.
Cosa sei? Cosa sei fratello mio, amico caro e tenero compagno? Che materia sei, se riesci ogni volta a travolgermi con la tua presenza assenza, se sai impadronirti dei miei sentimenti così tacitamente e profondamente? Un dono...certo questo sei per me...null'altro che un dono...


Angelik@mente





venerdì 10 settembre 2010

Broken Song



Me ne stavo seduta davanti alla finestra aperta, lo sguardo perso verso un luogo lontano, apparentemente invisibile, eppure così vivo e reale nei miei ricordi.
Il vento soffiava polvere grigia e calda tristezza, ma le mie narici percepivano solo rose e gelsomino...non avrei mai dimenticato quel giardino.
Il mio posto incantato!Così lo chiamavo...
Era la panchina che lo sovrastava dall'alto a renderlo così speciale; lo dominava, ma con una  gentilezza tale, da incantare chiunque desiderasse sedervisi per ammirare l'angolo di Paradiso posto ai suoi piedi. Era peccato avere un angolo di Paradiso ai propri piedi? Probabilmente sì...o almeno, sembrava esserlo per me.
Quel ricordo risaliva a galla prepotentemente ogni volta che la realtà si rendeva insostenibile,come a volerla rendere più dolce, o meno amara...come in quel momento.
Guardavo gli infissi arrugginiti della mia stanza...la mia prigione. Sul comodino, il libro del Cantico spirituale...lo stesso che avevo letto per la prima volta rannicchiata in quel mio posto incantato. Ma oggi l'usignolo era in lutto...nessun cantico d'amore saliva dal suo cuore...solo silenzio. 
Il pensiero di ciò che non sarebbe più stato, che mai sarebbe accaduto per me, contribuiva a scavare un solco più profondo nel mio petto...la voragine dove avrei dovuto per sempre seppellire quell'immagine di me. Come  di mattina quando ti svegli, e del sogno che hai appena lasciato non resta che un ricordo sfocato ed inafferrabile, così la mia mente vanamente s'illudeva di catturare ciò che beffardamente le fuggiva.
Ma mentre lacrime brucianti scendevano copiose sul mio viso, il ricordo del mio Paradiso personale riapparve nella mente...come oasi di pace nel deserto dell'abbandono. Una musica l'accompagnava, ed una frase..."Questa musica è per le donne che hanno negli occhi la memoria del mondo...quelle donne che sembrano qualcuno che non possono essere" .




Angelik@mente
 





mercoledì 8 settembre 2010

When the Love falls









Oggi, mentre le prime gocce di un autunno ormai alle porte, scendevano fresche ad irrigare l'arido terreno, il tuo viso è delicatamente sceso nei miei occhi. Come dolce picchiettio di pioggia fine, i tuoi occhi hanno incontrato di nuovo i miei, lavando via d'un colpo la tristezza e cedendo il posto ad una dolce malinconia...tenera e pudica, come le prime gocce di fine estate.
Non ricordavo così intenso il tuo sguardo. E mentre fuori dalla finestra la pioggia scendeva insistente, i tuoi occhi si sono fatti più penetranti, e il mio cuore per un istante è diventato muto.
Improvvisamente, un vento leggero  ha soffiato sul mio viso profumo di lavanda, ed è lì, che il mio cuore ha smesso di battere. Conservo ancora il piccolo fiore di lavanda che mi hai donato quel giorno nel giardino, mentre passeggiavamo all'ombra dei pini. Mentre ti parlavo, ti sei delicatamente fermato a coglierne uno stelo...prima di porgermelo, l'hai dolcemente annusato, come a voler essere sicuro della sua fragranza per me. Come dimenticare?Da quel giorno, il tuo nome è lavanda. Lavanda e miele.


I miei occhi hanno continuato ad indugiare nei tuoi, senza accennare a ritrarsi, e nel momento in cui la pioggia si è fatta più intensa, la tenerezza del tuo sguardo ha rischiato di farmi morire. Il leggero svolazzare della bianca tenda dietro di me, ha rievocato  il tuo candido abbraccio sulle mie spalle. Eri lì, accanto a me...
Poi, lentamente, la pioggia si è fatta più timida e la tua bianca immagine sembrava seguirla, dissolvendosi dai miei ricordi. 
Silenziosamente, come in punta di piedi, la pioggia ha terminato la sua lenta danza e intorno a me non è rimasta che una brezza delicata, impercettibile. Lavanda e miele.



Angelik@mente


Ludovico Einaudi - The solo concert - Auditorium Parco della Musica